Con gli occhi chiusi by Edurne Portela

Con gli occhi chiusi by Edurne Portela

autore:Edurne Portela [Portela, Edurne]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Voland
pubblicato: 2023-07-11T22:00:00+00:00


23

Apre gli occhi. La stanza è immersa in una luce bianca. Non è una luce bianca che entra dall’ampia finestra, è una luce che occupa spazio dentro la stanza. È densa, così tanto da impedire la vista di qualsiasi altra cosa che non sia la luce stessa.

Ariadna chiude gli occhi, serra forte le palpebre, li apre di nuovo, allunga la mano per sfiorare il corpo addormentato di Eloy, pensa da quanti giorni, settimane forse, non la accarezza, non esprime desiderio nei suoi confronti. Non ha il coraggio di toccarlo più di così, ha paura di svegliarlo. Comincerebbe la giornata irritato, infastidito. Le forme dentro la stanza iniziano a materializzarsi: il comodino con il bicchiere d’acqua, la poltrona rossa a orecchioni, il corrimano della scala interna. Oltre la finestra non c’è nulla, solo un manto bianco e denso. Nessuna traccia del profilo del pero in primo piano, delle montagne sullo sfondo. La nebbia di cui parlava Baldomero è qui, la nebbia pericolosa, che arriva all’improvviso, senza avvisare, e può nascondere le cime per giorni interi. Giorni e notti in cui non si vede oltre il proprio braccio disteso, le ha raccontato Baldomero, in cui si sentono i lupi ululare più vicino, in cui ombre sconosciute o, chissà, scomparse, sfiorano i vivi. Nei giorni di nebbia, l’ha avvertita l’anziano, le persone restano in casa, il bestiame nella stalla e i furgoni delle consegne fermi.

Si alza dal letto, prende i vestiti del giorno prima che giacciono sulla poltrona, si chiude in bagno per fare pipì e vestirsi ed esce di casa. Oltre i due metri di distanza Ariadna non vede niente. Non piove da giorni ma c’è umidità. Odore verde e croccante, di brina ed erba bagnata. Procede a tentoni per qualche minuto, stende il braccio destro per evitare di sbattere contro qualcosa o qualcuno, trascina i piedi. Si ferma davanti a una delle case vuote del paese. Sembra disabitata da tempo: su buona parte della facciata si vede la pietra nuda dove prima c’era l’intonaco, alla vecchia porta di legno non resta un briciolo di vernice, le grate alle finestre sono rosse di ruggine da tempo, la panca di legno accanto alla porta è mangiata dai tarli. Ariadna si avvicina un altro po’, accarezza la porta, mette la mano sul pomello. Un cigolio la spaventa e si ferma. Si avvicina alla piccola costruzione di pietra che confina con la casa abbandonata, una stalla con un grande portone di legno messa ancora peggio. L’angolo sinistro del tetto sembra aver ceduto e nel punto in cui tetto e parete si uniscono sono venute giù alcune pietre. La porta sventrata ha creato un’apertura abbastanza grande da far entrare e uscire senza problemi un animale di taglia media, come una capra. Ariadna si avvicina piano al varco. Si affaccia. Fissa l’interno per qualche secondo. Non vede che buio. Sente dei movimenti e un respiro profondo, animale. Percepisce un luccichio nell’oscurità, una presenza, qualcosa, qualcuno. Si allontana dal portone e si avvia rapidamente lungo la salita. Arriva in piazza.



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